Notebook

Notebook, 1993-

Lee, Rensselaer W. Ut Pictura Poesis, The Humanistic Theory of Painting. New York: W. W. Norton & Co., Inc. 1967

Ut Pictura Poesis

Appendix 3 --- Lomazzo on Expression


See especially the important passage in Trattato, II, 2, pp. 108-109: "In questo loco ragione è che si tratti subsequentemente d'esso moto, cioè con qual arte il pittore habbia da dar il moto alla figura convenientemente; cioè secondo la natura della proportione della forma, e della materia; perche come ho detto, in questo appunto consiste lo spirito, e la vita dell'arte; onde i pittori lo sogliono dimandare hora furia, hora gratia, e hora eccellenza dell'arte; e non senza ragione; poiche questa parte è la più difficile a consequire che sia in tutta l'arte; et anco la più importante, e più neccessaria da sapersi. Percioche con questa i pittori fanno conoscere differenti i morti da i vivi; i fieri da gl'humili, i pazzi da i savii, i mesti da gli allegri, et in somma tutte le passioni, e gesti che puo mostrare, e fare un corpo huraano trà se distinti, che si dimandano con questo nome di moto, non per altro che per una certa espressione, e dimostratione estrinseca nel corpo di quelle cose che patisce internamente l'animo. Che non meno per questa via si conoscono i moti interni delle genti che per le parole anzi più, per operarsi questo dal proprio corpo, ilquale ne più ne meno opera di quello che gli viene ordinato dall'anima rationale rivolta ò da bene, ò da male secondo l'apprensioni. Et quindi è che i pittori che queste cose intendono benche rari, fanno che nelle sue pitture si veggono quelle maravigliose opere della natura secrete, mosse da quella Virtù motiva che di continuo stando nel cuore nascosta, si dimostra esteriomente nel corpo, e manda fuori i suoi ramoscelli per li membri esteriori, che perciò, secondo quelli si muovono. Quindi nascono quelle meraviglie grandissime de gl'effetti, e dimostrationi delle figure che cosi frà di loro si veggono diversi, come sono differenti le passioni de oto animi; delle quali in questo libro alquanto ne sarà trattato. Ora la cognitione di questo moto, è quella come dissi poco sopra, che nell'arte è riputata tanto difficile, e stimata come un dono divino. Imperoche per questa parte peculiarmente la pittura si paragona alla poesia. Che si come al Poeta fà di mestiero ch'insieme con l'eccellenza dell'ingegno habbia certo desiderio et una inclinatione di volontà onde sia mosso à poetare, il che chiamavano gl'antichi furor d'Apollo, e delle muse; cosi ancora al Pittore conviene, che con le altre parti che si gli ricercano habbi cognitione, e forza d'esprimere i moti principali quasi come ingenerata seco, et accresciuta [p. 71] con lui sino dalle fascie; altrimenti è difficile anzi impossibile cosa à possedere perfettamente quest' arte. Si come per esperienza si vede. Che sonnosi trovati tanti eccelenti Pittori; si come se no trovano ancora che nel depingere sono stati da tutti tenuti in grandissimo pregio, si come quelli che rappresentavano le figure vaghe di colori; e bene intese per le membra, e legature d'anatomia benissimo proportionate, e con diligenza allumate di buon chiaro, e scuro à. Mà perche con tutta la cura, e patienza usata non hanno mai potuto acquistar felicemente questa facoltà, hanno lasciato le opere loro sottoposte alla censura de' posteri solamente per le attitudini, et i gesti delle figure mal' espresse, per haverle cavate dalle inventioni altrui, cioè, di coloro che soli nacquero con questa gratia." Cf. Dolce [p. 226]: "Finalmente ricerca al Pittore un'altra parte: della quale la Pittura, ch'è priva, riman, come si dice, fredda, et è a quisa di corpo morto, che non opera cosa veruna. Questo è, che bisogna, che le figure movano gli animi de 'riguardanti, alcune turbandogli, altre rallegrandogli, altre sospingendogli a pietà, et altre a sdegno, secondo la qualità della historia. Altrimenti reputi il Pittore di non aver fatto nulla: perchè questo è il condimento di tutte le sue virtù: come aviene parimente al Poeta, all'Historico, ed all'Oratore: che se le cose scritte o recitate mancano di questa forza, mancano elle ancora di spirito e di vita." Cf. with this passage from Dolce the following from Daniello, La poetica, p. 40: "Nè basta solamente che il Poema sia grave, sia vago . . . s'egli non havera poi seco la Persuasione, nella quale tutta la virtù et grandezza del Poeta è riposta. Et pertanto devete affaticarvi figliuoli; di dir sempre cose, che seco l'abbino: et che dolcemente gli animi di coloro che ascoltano, o leggono intenerischino et muovino. Il che a voler fare, bisogna prima che voi ottimamente intendiate che cosa gli Affetti siano, o vogliam dir piu tosto le Perturbationi dell'animo possentissimi mezzi a destar nell'altrui menti il pianto, il riso, l'ira, et lo sdegno: et simili." Thus Dolce could have found in Daniello's remarks to the poet concerning expression the precise doctrine that some twenty years later he was to give the painter. Daniello's term persuasione comes from the persuadere of the Roman rhetoricians which is the equivalent of muovere. Roger de Piles at a later day still believed in the supreme importance of expression: "Les Expressions font la pierre de touche de l'esprit de Peintre. Il montre par la justesse dont il les distribue, sa pénétration et son discernement" [L'idée du peintre parfait, pp. 43-44]. Leonardo, nearly a century before Lomazzo, had defended painting against the implied charge of the proponents of poetry that painting does not express the operations of the mind, by insisting that it does precisely this, provided mental activity is of the kind that can be expressed in bodily movement: "Se la poesia s'estende in filosofia morale, e questa [painting] in filosofia naturale; se quella descrive le operationi della mente, che considera quella, se le mente opera nei movimenti" [Trattato, I, 19]. For the concept that bodily movement is expressive of psychic life, cf. in anitquity Cicero De oratore III. 57, 216: "Omnis enim motus animi suum quendam a natura habet voltum et sonum et gestum"; III. 59, 222: "Est enim actio quasi sermo corporis, quo magis menti congruens esse debet." [p. 72]

[Lee, Rensselaer W. Ut Pictura Poesis, The Humanistic Theory of Painting. New York: W. W. Norton & Co., Inc. 1967.]

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